E’ opinione condivisa che far rispettare le regole ai bambini sia un vero e proprio rompicapo. Se escludiamo i genitori troppi rigidi, possiamo individuare genitori con atteggiamenti di eccessiva indulgenza, o genitori stremati per averle provate tutte senza risultato. Ma come e perché dare regole ai bambini?
Per i bambini le regole sono come i pergolati di certe piante rampicanti, che consentono alla pianta di crescere nella giusta direzione.
Infatti, l’esperienza del “limite” consente al bambino di imparare a confrontarsi con la realtà circostante, a tollerare situazioni frustranti e a sviluppare nuove capacità per gestire stati di malessere. Oltre che contenere le paure e le angosce del bambino, le regole favoriscono lo sviluppo di un’autoregolazione emotiva e comportamentale, e quindi una crescita autonoma.
Sarà “compito” del genitore quello di creare routine stabili e prevedibili e dare regole in modo chiaro, specifico, positivo e amorevole.
Proponiamo di seguito un piccolo vademecum a cui poter fare riferimento affinché una regola “funzioni”.
1- Dare regole chiare e specifiche
Per essere chiara una regola deve essere concreta e deve specificare il comportamento desiderato. Dire “fai il bravo” non dice nulla al bambino che dal canto suo a buon ragione si chiederà “bravo a fare cosa?”.
Oltre che contenere solo informazioni pertinenti alla specifica azione su cui ci vogliamo concentrare, una regola va circoscritta al qui ed ora, con dolcezza e fermezza, senza riferimenti al passato che generano timori che rendono insicuro il bambino.
2- Adattare le regole in base all’età del bambino e alle condizioni ambientali
E’ difficile che un bambino di 4 anni possa rifarsi il letto.
Così come, se gli si chiede di lavarsi le mani bisogna preoccuparsi che arrivi al rubinetto e se si chiede ad un bambino di 4 anni di riordinare la stanza bisogna mettere a disposizione dei cestoni o contenitori facili da manipolare.
3- Esprimere le regole in positivo.
Partiamo da un esempio “Non correre in strada!”. L’uso della negazione fa concentrare l’attenzione sull’azione negativa, inducendo ad agirla. Peraltro, genera confusione perché non chiarisce al bambino il motivo del divieto. Al contrario, esprimere le regole in positivo “camminiamo insieme!” aiuta a pensare e agire in modo positivo, aumentando la consapevolezza e la fiducia nelle proprie capacità di fronte a situazioni nuove.
4- Coerenza e prevedibilità: “Il ritmo”.
Due condizioni rendono una regola coerente, la sua costanza nel tempo e l’alleanza genitoriale. Cioè, se stabiliamo che a una certa ora il bambino deve andare a dormire, dobbiamo sincerarci che sia sempre così ogni sera (costanza nel tempo). Può accadere infatti che in base allo stato emotivo del momento, in modo particolare in corrispondenza di un forte benessere positivo, si è più inclini a una certa flessibilità che rendono la regola poco credibile. Per quanto riguarda lo stile educativo, mamma e papà dovranno adottare una linea comune. Per cui, tornando al nostro esempio, se si decide che alle 9 si va a letto, questa regola dovrà essere rispettata da entrambi i genitori i quali dovranno chiedere entrambi la stessa cosa: uno sbilanciamento in termini di flessibilità, dell’uno o dell’altro, toglie credibilità alla regola che risulta manipolabile.
L’incoerenza genera confusione nel bambino, che farà fatica a discernere tra ciò che è giusto o sbagliato fare.
5- Gratificare i comportamenti positivi.
Se un bambino assume comportamenti positivi è importante riconoscerlo e gratificare il bambino (“sei stato bravo a..”): questo, aumenterà la probabilità che la volta successiva il bambino utilizzi lo stesso comportamento positivo, perché si sentirà più motivato a farlo!
Quando il bambino che corre in strada, autonomamente porgerà la mano o rallenterà il passo per “camminare insieme”, sarà importante restituirgli che è stato bravo a capire la regola. Si sentirà “competente” e avrà meno paura di muoversi nel mondo imparando a confidare in sé.
6- L’importanza del no.
Non è semplice per un genitore dire di “no” e resistere alle richieste di due grandi occhi da bambino, ma è nel suo interesse che stiamo agendole. Le regole sono il passepartout per l’impopolarità: dire di no al proprio figlio significa essere percepiti come il “genitore cattivo”.
Per rendere forti e competenti i bambini bisogna anche imparare a dire di no quando è necessario.
Sperimentare la “frustrazione” del no è un dono per il bambino che, attraverso il nostro coinvolgimento, impara a sperimentare il successo, ma anche l’insuccesso, e in questo modo capirà i suoi limiti e le sue potenzialità, evitando polarizzazioni irreali di impotenza o onnipotenza.
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