“Sai, avevo paura di dirglielo…”
“Cosa?”
“Quello che è successo a Genova.”
“E perché avevi paura?”
“Potevano pensare che sono cattiva.”
Le speranze di cristallo
Angel è una giovane donna arrivata dalla Nigeria con le sue “speranze di cristallo”. Come molte ragazze nigeriane, una volta arrivata in Italia, queste speranze, a contatto con la realtà, si rompono irrimediabilmente in mille pezzi. Angel è stata costretta a prostituirsi nel 2016 a Genova per 6 mesi, ha denunciato gli sfruttatori ed è ormai libera. Le ferite però rimangono evidenti: sul corpo porta le cicatrici delle torture subite, e nella psiche ancora vividi i vissuti traumatici, il senso di colpa e la vergogna.
La tratta delle nigeriane
La tratta delle nigeriane, o più correttamente, tratta degli esseri umani è definita dalla Direttiva europea come:
‹‹Il reclutamento, trasporto, trasferimento, l’ospitare o accogliere persone, tramite la minaccia o l’uso della forza o di altre forme di coercizione, di rapimento, frode, inganno, abuso di potere o di una posizione di vulnerabilità o tramite il dare o ricevere somme di danaro o vantaggi per ottenere il consenso di una persona che ha autorità su un’altra a scopo di sfruttamento. Lo sfruttamento comprende, come minimo, lo sfruttamento della prostituzione altrui o altre forme di sfruttamento sessuale, il lavoro o i servizi forzati, la schiavitù o pratiche analoghe, l’asservimento o il prelievo di organi››.
Le tre fasi della tratta
Possiamo dividere in tre fasi ciò che avviene quando la donna entra nella rete dello sfruttamento.
Fase di Reclutamento
È la fase iniziale: alla donna viene proposto di partire per l’Europa, le vengono fatte grandi promesse che poi si riveleranno false (un lavoro remunerativo, un alloggio, la possibilità di studiare). L’abilità del reclutatore risiede nel saper cogliere i desideri e le esigenze della vittima, fornendole una risposta pronta ed efficace in modo da identificare coloro che più facilmente accettino il rischio di partire sperando di trovare di meglio. I soldi del viaggio sono anticipati dal ‘datore di lavoro’ o meglio da chi sfrutterà la donna. Questa si impegna a restituire il debito una volta arrivata a destinazione. Tale accordo è spesso sancito con un giuramento chiamato rito “jujù” che sfrutta le forti credenze culturali legate alla magia nera e al vodoo. Qualora la donna dovesse venire meno al giuramento, le conseguenze sarebbero terribili (malattia, morte, follia per lei e i suoi cari).
Fase di Trasporto
Si riferisce al viaggio che le donne fanno, organizzato illegalmente da un’ampia organizzazione criminale. Il viaggio ha una durata variabile, da un mese ad alcuni anni. Ciò dipende dal tempo che le donne sono costrette a passare in Libia. Il viaggio può includere tragitti in autobus, a piedi o in macchina. A volte lo sfruttamento sessuale avviene già lì, nelle Connection House, una sorta di “case chiuse” dove le donne sono costrette a vivere e a prostituirsi. Altre volte invece vengono arrestate e deportate nelle carceri libiche dove subiscono innumerevoli violenze. In Italia la maggior parte degli sbarchi avviene in Sicilia, ma lo sbarco può avvenire anche in altre regioni. A volte il trasporto continua da una regione all’altra dell’Italia o anche all’estero.
Fase di Sfruttamento
Durante questa fase le aspettative delle donne irrimediabilmente crollano. Avviene la conoscenza della maman o madame, spesso una donna ex prostituta e vittima di tratta a sua volta, che è la sua “padrona” . Alla donna, solitamente collocata in un centro di accoglienza, è chiesto di lasciare il centro per raggiungere la maman. Inoltre la donna talvolta può essere venduta, e passare da una maman ad un’altra. Così è costretta a prostituirsi, per strada o in casa, con ritmi di lavoro serrati e in condizioni sanitarie pessime. Vengono usati “mezzi di controllo” quali ricatto, minacce alla sua incolumità o a quella dei familiari in Nigeria, violenza fisica, sessuale, psicologica e il rimando al rito “jujù”. Tali mezzi hanno la finalità di mantenere la donna dentro al giro finché questa non finisce di pagare il debito che ha con la maman. Inoltre, al debito iniziale spesso si aggiungono altre spese, quali l’alloggio, la postazione in strada, le bollette, le multe per aver disobbedito a qualche regola. Così, la fine della prigionia si allontana sempre più.
Bibliografia
L’identificazione delle vittime di tratta tra i richiedenti protezione internazionale e procedure di referral Linee Guida per le Commissioni Territoriali per il riconoscimento della protezione internazionale. Approvate dalla Commissione Nazionale per il Diritto d’Asilo nella seduta del 30 novembre 2016.
https://www.unhcr.it/wp-content/uploads/2017/09/Vittime-di-tratta-Linee-guida-compresso.pdf
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